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A cosa serve l’esame della calprotectina fecale?

L’esame della calprotectina fecale è un esame delle feci che viene effettuato per individuare possibili infiammazioni intestinali. In questo articolo ti spiegheremo l’importanza del dosaggio della calprotectina fecale e tutto quello c’è da sapere a riguardo.   

Che cos’è la calprotectina fecale?  

La calprotectina è una proteina costituita da una catena polipeptidica leggera e da due catene polipeptidiche pesanti con un peso molecolare totale di 36,5 kDa. È presente in gran quantità all’interno dei granulociti neutrofili, cellule del sangue deputate alla difesa dell’organismo da infezioni batteriche e fungine ed ha infatti essa stessa un’attività batteriostatica e micostatica paragonabile a quella degli antibiotici. 

In presenza di uno stato infiammatorio, la calprotectina viene liberata dai granulociti in diversi materiali biologici, quali sangue, saliva, urine, liquido cerebrospinale e, così come la VES e la PCR, può essere utilizzata come marker flogistico. La sua presenza però non da chiare indicazioni né sul sito in cui vi è la flogosi né sull’agente eziologico che la determina.  

Perché misurare la calprotectina fecale è importante? 

L’unico materiale biologico in cui la presenza di calprotectina permette di individuare il distretto infiammato, è rappresentato dalle feci, all’interno delle quali la proteina può permanere inalterata anche per più di sette giorni.  

Per misurare il valore bisogna effettuare uno specifico esame per la calprotectina fecale chiamato “dosaggio della calprotectina fecale”, il quale trova, pertanto, un largo impiego nel campo della gastroenterologia e permette di monitorare lo stato infiammatorio di soggetti affetti da patologie infiammatorie croniche, quali il morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa e le coliti indeterminate che possono andare in remissione anche per lunghi periodi di tempo. 

Anche soggetti celiaci possono presentare livelli di calprotectina fecale più alti del normale (pur non raggiungendo i livelli che si riscontrano nelle patologie infiammatorie croniche) qualora, in assenza di una corretta dieta, vadano incontro ad infiammazione della mucosa intestinale. 

Livelli elevati di calprotectina fecale sono rilevati anche in pazienti affetti da neoplasie del tratto gastro-intestinale, in particolare nel cancro colo-rettale, e ciò giustifica la maggior affidabilità dell’esame della calprotectina fecale come test di screening, rispetto al solo sangue occulto nelle feci. 

Come viene effettuato l’esame della calprotectina fecale? 

Il dosaggio della calprotectina fecale è un esame non invasivo che si effettua su un semplice campione di feci. 

Nel laboratorio di analisi cliniche Dr. Giovanni Di Piazza, il dosaggio della calprotectina fecale viene effettuato mediante un test ELISA (Enzyme Linked ImmunoSorbent Assay) all’interno dello strumento Chorus Trio, che utilizza anticorpi policlonali adesi ad una fase solida sulla quale viene incubato l’estratto fecale del paziente.  

In presenza di calprotectina essa si lega agli anticorpi e, dopo diversi lavaggi volti ad eliminare tutto ciò che non si è legato, si effettua un’incubazione con anticorpi anti calprotectina coniugati con la perossidasi di rafano. Ulteriori lavaggi eliminano ciò che non si è legato e si aggiunge infine un substrato per la perossidasi che sviluppa una colorazione proporzionale alla concentrazione degli anticorpi specifici presenti nel campione in esame. 

Valori fino a 40 mg/kg sono da considerarsi normali, mentre valori superiori necessitano di ulteriori indagini al fine di individuare la causa dello stato infiammatorio. 

Per eseguire l’esame della calprotectina fecale è sufficiente portare un campione di feci, in apposito contenitore, la mattina dal lunedì al venerdì dalle 7:00 alle 10:30. Il risultato del test è garantito entro 3 giorni. 

Autrice: Dott. Giorgia Costanzo, Biologa molecolare, Laureata in Scienze biologiche con indirizzo biomolecolare presso Università degli Studi di Palermo, Specialista in patologia clinica. 

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